Alessandria, Ancona, Brescia, Civitavecchia, Reggio Calabria … due strutture penitenziarie per ogni città, ma un unico Istituto Penitenziario, un’unica Direzione, un solo Comandante di Reparto. È gli organici di Polizia Penitenziaria? Quale sorte per il personale coinvolto nel piano di accorpamento? Di questo si è provato a discutere oggi al DAP in un incontro nel quale, a fronte di una poco convinta e altrettanto poco convincente posizione dell’Amministrazione, il Si.N.A.P.Pe ha esposto tutte le proprie perplessità per un procedimento che allo stato attuale sembra confuso e privo delle più elementari garanzie. La manovra ci è stata presentata come una “conseguenza inevitabile” della mancata realizzazione della prospettiva di un possibile ritorno alle origini con la separazione degli istituti. Ma sul concetto di evitabilità molto ci sarebbe da argomentare! Tuttavia, rebus sic stantibuis, si analizzino i profili di impatto immediato perché, giocoforza, non si tratta di un mero procedimento di matematica elementare. L’accorpamento delle piante organiche è molto altro rispetto alla somma delle dei due addendi. Anzitutto c’è da chiarire se la disciplina dell’accorpamento può essere sussunta in quella della soppressione della sede di servizio e dunque trovi applicazione l’articolo 13 del PCD mobilità 2021. Così come c’è da chiarire se, fermo restando il divieto legislativo di attribuzione dell’indennità di trasferimento, l’accorpamento determini comunque un trasferimento d’ufficio con la conseguente attribuzione della maggiorazione del punteggio prevista dall’articolo 8 comma 4 del PCD mobilità 2021. Ove tali interrogativi trovino soluzione affermativa, vanno poi analizzati gli effetti sulla procedura della mobilità ordinaria ragione per la quale non si può ragionare prescindendo dall’analisi del dato relativo al numero degli aspiranti al trasferimento da e per le sedi di cui si discute. Questo perché, al di là del nuovo dimensionamento della pianta organica occorre capire se la somma della forza presente nell’istituto accorpato e nell’istituto accorpante non generi dei surplus di organico in alcuni ruoli, così congelando parte della mobilità ordinaria. Al di là di tali aspetti tecnici, rispetto al quale il Si.N.A.P.Pe ha anche suggerito il ricorso a procedure amministrative mutuate da altre esperienze della stessa Amministrazione (si pensi al doppio canale di impiego all’USPEV), quello che si deve necessariamente garantire ai poliziotti è la trasparenza relativa ai criteri di impiego piuttosto che ai criteri di concorrenza fra le due strutture in caso di necessità. Certo è che la questione non può rimettersi alla discrezionale sensibilità del dirigente locale, ma deve essere indirizzata in maniera chiara, così come in maniera chiara dovranno indicarsi i dettagli operativi e i conseguenti risvolti amministrativi relativi, ad esempio al posto fisico ove debba avvenire l’inizio e la fine del turno, la disciplina e l’onere degli spostamenti quotidiani da una sede all’altra sia in termini di mezzi che in termini di tempo. Sono molti gli aspetti da chiarire per evitare che quella procedura “necessitata” diventi la fucina di un nuovo caos. Tutte le perplessità evidenziate dal Si.N.A.P.Pe sono state accolte e condivise da una Amministrazione che si è dimostrata ragionevole e che ha assunto l’impegno di un ulteriore passaggio politico al fine di verificare la fattibilità di un percorso che riporti in auge autonomie a partire dalla Direzione degli Istituti. Vi terremo aggiornati sugli sviluppi.
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Istituti accorpati: quale sorte per i poliziotti penitenziari?Esito dell’incontro al DAP
Alessandria, Ancona, Brescia, Civitavecchia, Reggio Calabria … due strutture penitenziarie per ogni città, ma un unico Istituto Penitenziario, un’unica Direzione, un solo Comandante di Reparto. È gli organici di Polizia Penitenziaria? Quale sorte per il personale coinvolto nel piano di accorpamento? Di questo si è provato a discutere oggi al DAP in un incontro nel quale, a fronte di una poco convinta e altrettanto poco convincente posizione dell’Amministrazione, il Si.N.A.P.Pe ha esposto tutte le proprie perplessità per un procedimento che allo stato attuale sembra confuso e privo delle più elementari garanzie. La manovra ci è stata presentata come una “conseguenza inevitabile” della mancata realizzazione della prospettiva di un possibile ritorno alle origini con la separazione degli istituti. Ma sul concetto di evitabilità molto ci sarebbe da argomentare! Tuttavia, rebus sic stantibuis, si analizzino i profili di impatto immediato perché, giocoforza, non si tratta di un mero procedimento di matematica elementare. L’accorpamento delle piante organiche è molto altro rispetto alla somma delle dei due addendi. Anzitutto c’è da chiarire se la disciplina dell’accorpamento può essere sussunta in quella della soppressione della sede di servizio e dunque trovi applicazione l’articolo 13 del PCD mobilità 2021. Così come c’è da chiarire se, fermo restando il divieto legislativo di attribuzione dell’indennità di trasferimento, l’accorpamento determini comunque un trasferimento d’ufficio con la conseguente attribuzione della maggiorazione del punteggio prevista dall’articolo 8 comma 4 del PCD mobilità 2021. Ove tali interrogativi trovino soluzione affermativa, vanno poi analizzati gli effetti sulla procedura della mobilità ordinaria ragione per la quale non si può ragionare prescindendo dall’analisi del dato relativo al numero degli aspiranti al trasferimento da e per le sedi di cui si discute. Questo perché, al di là del nuovo dimensionamento della pianta organica occorre capire se la somma della forza presente nell’istituto accorpato e nell’istituto accorpante non generi dei surplus di organico in alcuni ruoli, così congelando parte della mobilità ordinaria. Al di là di tali aspetti tecnici, rispetto al quale il Si.N.A.P.Pe ha anche suggerito il ricorso a procedure amministrative mutuate da altre esperienze della stessa Amministrazione (si pensi al doppio canale di impiego all’USPEV), quello che si deve necessariamente garantire ai poliziotti è la trasparenza relativa ai criteri di impiego piuttosto che ai criteri di concorrenza fra le due strutture in caso di necessità. Certo è che la questione non può rimettersi alla discrezionale sensibilità del dirigente locale, ma deve essere indirizzata in maniera chiara, così come in maniera chiara dovranno indicarsi i dettagli operativi e i conseguenti risvolti amministrativi relativi, ad esempio al posto fisico ove debba avvenire l’inizio e la fine del turno, la disciplina e l’onere degli spostamenti quotidiani da una sede all’altra sia in termini di mezzi che in termini di tempo. Sono molti gli aspetti da chiarire per evitare che quella procedura “necessitata” diventi la fucina di un nuovo caos. Tutte le perplessità evidenziate dal Si.N.A.P.Pe sono state accolte e condivise da una Amministrazione che si è dimostrata ragionevole e che ha assunto l’impegno di un ulteriore passaggio politico al fine di verificare la fattibilità di un percorso che riporti in auge autonomie a partire dalla Direzione degli Istituti. Vi terremo aggiornati sugli sviluppi.
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