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COMUNICATO – Caos e follia nel carcere di Avellino! L’imbarazzante silenzio di Nordio e Russo. E’ lecito chiedere un sussulto?

Maggio 17, 2023 Sinappe Comments Off

E dopo Taranto registriamo feroci tumulti ad Avellino, con una rivolta di una cinquantina di detenuti non ancora sedata, con le altre Forze dell’Ordine all’esterno del carcere in assetto antisommossa. Un altro giorno di ordinaria follia, di sistematica e di vigliacca violenza stavolta per la comminazione di sanzioni disciplinari ad alcuni detenuti particolarmente facinorosi. Ogni pretesto è buono per devastare, aggredire, ferire e distruggere. Episodi disseminati sul territorio che testimoniano, però, un sistema carcerario al collasso, con i penitenziari che sono oramai diventati dei “contenitori” del disagio psichiatrico, dei “serbatoi” di ogni sorta di violenza come se i nostri penitenziari fossero diventati dei territori di frontiera narrati nella peggiore delle pagine di cronaca nera sudamericana, con il personale in divisa che dovrebbe con la sola forza del pensiero e della persuasione ristabilire l’ordine e la sicurezza intramuraria nel caso di eventi critici, senza però usare scudi e manganelli anche dinanzi alle devastazioni più becere, sotto l’egida dell’art. 613-ter del Codice Penale. A cosa sono servite le “nuove” linee di intervento pensate dal Capo del Dap, Giovanni Russo, in materia di aggressioni? A NULLA! E per evitare di incappare in errori, per non patire altre ingiustizie, per non dover poi leggere che l’uso della forza – anche se disciplinata dall’Ordinamento Penitenziario – è un “sentimento” diffuso in buona parte degli operatori immaginati sempre come degli indomiti picchiatori occorre indugiare aspettando che l’ira funesta dei rivoltosi passi ma, nel contempo, l’ennesima sezione è messa a soqquadro. Forse è giunto il momento di scendere in piazza per gridare l’imbarazzante disarmo dell’Amministrazione Penitenziaria dinanzi alla dilagante devastazione delle carceri della Nazione, per il silenzio e la totale assenza di una seria politica penitenziaria fatta non di miracolistiche opinioni ma di concrete iniziative.