Con un comunicato diffuso ieri dagli organi ufficiali di stampa del Ministero della Giustizia, arriva la conferma che il dato del contagio covid in carcere è in continua ascesa: 510 detenuti, 527 unità di personale di polizia penitenziaria e 37 fra personale amministrativo e dirigenziale. L’unico dato che consola è la ridotta sintomatologia! Ma questo non basta. Non è sufficiente soprattutto perché, dal canto proprio, il personale ha messo in campo tutto il senso di responsabilità possibile, se si pensa che ad oggi sono solo 40 i poliziotti penitenziari che hanno scelto di non ottemperare all’obbligo vaccinale. Il carcere, con il suo preoccupante trend, però non attira l’attenzione del “decisore politico” tanto quanto i luoghi ricreativi o le residenze sanitarie; in carcere insiste una “zona franca” ove non è richiesto né il green pass, né il super green pass: in carcere i familiari dei detenuti non hanno obbligo di esibizione della certificazione verde, pur accedendo ai colloqui in sale poste al chiuso; stesso dicasi per i difensori. In carcere, per accedere, non vige l’obbligo di indossare DPI di categoria superiore a quella chirurgica! Nemmeno le 94738 dosi di vaccino somministrate alla popolazione detenuta hanno fatto la differenza.
I numeri sono agghiaccianti!
Il Si.N.A.P.Pe non ci sta!
A distanza di quasi due anni di convivenza con il covid, con un’emergenza sanitaria mai sopita e con tutte le misure straordinarie poste in campo, evidentemente c’è qualcosa che non funziona se il trend è in continua ascesa. Servono ragionamenti nuovi e centrati; serve osservare il carcere con occhio competente e assumere decisioni anche coraggiose per porre un argine ad un fenomeno che pare sconfiggere a mani basse le misure sin ora poste in campo.
Lo Stato ha il dovere di tutelare la salute dei suoi servitori!
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COMUNICATO – “COVID E CARCERE”: i numeri del contagio. MISURE INEFFICACI
Con un comunicato diffuso ieri dagli organi ufficiali di stampa del Ministero della Giustizia, arriva la conferma che il dato del contagio covid in carcere è in continua ascesa: 510 detenuti, 527 unità di personale di polizia penitenziaria e 37 fra personale amministrativo e dirigenziale. L’unico dato che consola è la ridotta sintomatologia! Ma questo non basta. Non è sufficiente soprattutto perché, dal canto proprio, il personale ha messo in campo tutto il senso di responsabilità possibile, se si pensa che ad oggi sono solo 40 i poliziotti penitenziari che hanno scelto di non ottemperare all’obbligo vaccinale. Il carcere, con il suo preoccupante trend, però non attira l’attenzione del “decisore politico” tanto quanto i luoghi ricreativi o le residenze sanitarie; in carcere insiste una “zona franca” ove non è richiesto né il green pass, né il super green pass: in carcere i familiari dei detenuti non hanno obbligo di esibizione della certificazione verde, pur accedendo ai colloqui in sale poste al chiuso; stesso dicasi per i difensori. In carcere, per accedere, non vige l’obbligo di indossare DPI di categoria superiore a quella chirurgica! Nemmeno le 94738 dosi di vaccino somministrate alla popolazione detenuta hanno fatto la differenza.
I numeri sono agghiaccianti!
Il Si.N.A.P.Pe non ci sta!
A distanza di quasi due anni di convivenza con il covid, con un’emergenza sanitaria mai sopita e con tutte le misure straordinarie poste in campo, evidentemente c’è qualcosa che non funziona se il trend è in continua ascesa. Servono ragionamenti nuovi e centrati; serve osservare il carcere con occhio competente e assumere decisioni anche coraggiose per porre un argine ad un fenomeno che pare sconfiggere a mani basse le misure sin ora poste in campo.
Lo Stato ha il dovere di tutelare la salute dei suoi servitori!
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