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EFFETTI DEL DECRETO LEGGE 78/2010 PER IL PERSONALE IN QUIESCENZA

Settembre 29, 2016 Sinappe 0 Comments

Ill.mo Ministro Come è noto, il decreto legge 78/2010 ha introdotto il c.d. tetto salariale bloccando al reddito percepito nel 2010 il reddito massimo percepibile, così escludendo per l’intero triennio 2011-2013, poi prorogato fino al 2014, che il personale della pubblica amministrazione potesse godere di aumenti contrattuali e degli aumenti retributivi (scatti e classi di stipendio) collegati all’anzianità di ruolo, nonché, addirittura, del riconoscimento dei benefici economici correlati alle progressioni di carriera (avanzamenti al grado e assegni di funzione), senza possibilità successiva di recupero. La parte relativa agli aumenti retributivi collegati all’anzianità, ha trovato una perequazione nel riconoscimento di assegni una tantum con riconoscimenti percentuali via via decrescenti. Solo con la legge finanziaria del 2015 il Governo ha riconosciuto lo sblocco delle sole indennità a partire dal primo gennaio 2015 e senza diritto alcuno ad ottenere somme arretrate. Ora, mentre per il personale in servizio, a decorrere dal 01/01/2015 lo stipendio si è riparametrato a quanto contrattualmente spettante, lo stesso non può dirsi per il personale posto in quiescenza in vigenza dei meccanismi di blocco, che dunque risultano penalizzati dalla misura in maniera irreversibile seppur non più vigente. Considerata l’eccezionalità della misura di cui si discute, si chiede a codesto Organo di Governo di perorare la causa di un aggiornamento delle spettanze pensionistiche di detto personale, ingiustamente penalizzato, in modo da ripristinare l’equità nei livelli di retribuzione che – in assenza del meccanismo di blocco – avrebbero consentito agli stessi di ottenere basi pensionabili più alte. Nella certezza del gentile riscontro che vorrà fornirsi, si coglie l’occasione per porgere distinti saluti.

EFFETTI DEL DECRETO LEGGE 78 2010 PER IL PERSONALE IN QUIESCENZA

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