Il Consiglio dei Ministri di ieri 24 maggio 2017 ha dato i natali al tanto atteso RIORDINO DELLE CARRIERE che giunge dopo “soli” 22 anni dal suo “predecessore”. A diffondere con giubilo la notizia è stato lo stesso Ministro della Giustizia, che così scrive sulla sua pagina Facebook “era un promessa che avevo fatto alla festa del Corpo nel corso nel mio primo anno in via Arenula. Abbiamo raggiunto un traguardo importate. Un provvedimento che innova, crea percorsi di carriera più chiari, premia il merito e riconosce la dignità che merita alla polizia penitenziaria”. Lo stesso sentimento di soddisfazione non può essere espresso invece dal Si.N.A.P.Pe che, in ogni fase del lungo e complicato percorso di stesura del testo, ha affermato come QUESTO NON E’ IL NOSTRO RIORDINO; è il riordino dell’Amministrazione i cui effetti detrimenti si vedranno nel lungo periodo. Ci aspettavamo di più e meritavamo di più dopo una attesa durata 22 anni! Il Corpo meritava ben altre valorizzazioni e gli sviluppi professionali meritavano un procedimento di ascesa più snello che riconoscesse formalmente ciò che di fatto avviene, ovvero l’impiego in mansioni proprie di ruoli superiori. Ci siamo battuti strenuamente per una apertura dei ruoli che non è avvenuta; abbiamo rappresentato ad ogni interlocutore istituzionale la necessità di una diversa valorizzazione delle professionalità di base.
Insoddisfatti dei “numeri” che portiamo a casa, insoddisfatti del
livello di ampliamento dei posti nei ruoli degli ispettori e dei sovrintendenti; ampliamenti insufficienti a rispondere alle esigenze di gestione degli istituti dipena perché, come andiamo da sempre sostenendo, la peculiarità penitenziaria merita un ragionamento differente e proprio
rispetto a quello delle altre forze di polizia, sulla cui scia “subiamo” il
riordino per effetto di trascinamento.
Rinnovate “sibille cumane”, riteniamo che le nostre previsioni si avvereranno e saranno tangibili nel lungo periodo quando – finita l’euforia
iniziale – ci si renderà conto che a differenza del nostalgico risultato del ’95, ci troveremo a parlare di una occasione non colta, in attesa che trascorra forse un altro ventennio prima di poterci riprovare.
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VARATO IL DECRETO DI RIORDINO DELLE CARRIERE!
Il Consiglio dei Ministri di ieri 24 maggio 2017 ha dato i natali al tanto atteso RIORDINO DELLE CARRIERE che giunge dopo “soli” 22 anni dal suo “predecessore”. A diffondere con giubilo la notizia è stato lo stesso Ministro della Giustizia, che così scrive sulla sua pagina Facebook “era un promessa che avevo fatto alla festa del Corpo nel corso nel mio primo anno in via Arenula. Abbiamo raggiunto un traguardo importate. Un provvedimento che innova, crea percorsi di carriera più chiari, premia il merito e riconosce la dignità che merita alla polizia penitenziaria”. Lo stesso sentimento di soddisfazione non può essere espresso invece dal Si.N.A.P.Pe che, in ogni fase del lungo e complicato percorso di stesura del testo, ha affermato come QUESTO NON E’ IL NOSTRO RIORDINO; è il riordino dell’Amministrazione i cui effetti detrimenti si vedranno nel lungo periodo. Ci aspettavamo di più e meritavamo di più dopo una attesa durata 22 anni! Il Corpo meritava ben altre valorizzazioni e gli sviluppi professionali meritavano un procedimento di ascesa più snello che riconoscesse formalmente ciò che di fatto avviene, ovvero l’impiego in mansioni proprie di ruoli superiori. Ci siamo battuti strenuamente per una apertura dei ruoli che non è avvenuta; abbiamo rappresentato ad ogni interlocutore istituzionale la necessità di una diversa valorizzazione delle professionalità di base.
Insoddisfatti dei “numeri” che portiamo a casa, insoddisfatti del
livello di ampliamento dei posti nei ruoli degli ispettori e dei sovrintendenti; ampliamenti insufficienti a rispondere alle esigenze di gestione degli istituti dipena perché, come andiamo da sempre sostenendo, la peculiarità penitenziaria merita un ragionamento differente e proprio
rispetto a quello delle altre forze di polizia, sulla cui scia “subiamo” il
riordino per effetto di trascinamento.
Rinnovate “sibille cumane”, riteniamo che le nostre previsioni si avvereranno e saranno tangibili nel lungo periodo quando – finita l’euforia
iniziale – ci si renderà conto che a differenza del nostalgico risultato del ’95, ci troveremo a parlare di una occasione non colta, in attesa che trascorra forse un altro ventennio prima di poterci riprovare.
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